MEDITIAMO | episodio 1
Prima della meditazione

La meditazione non esiste, esiste il meditante. È inutile “sedersi” in meditazione se non sappiamo quasi niente di noi stessi, aspettando che all’improvviso “si accenda la luce” e possiamo vedere, come dicono i maestri zen, il volto che avevamo prima di nascere. Se non vi siete ritirati in un monastero, ma siete in una sala congressi di un moderno hotel all’ennesimo corso nel fine settimana, è un inganno, una pia illusione pensare di poterlo fare. Appena usciti fuori, non vedrete il volto che avevate prima di nascere, ma lo stesso volto di tutti i giorni.  

Prima di sederci a meditare, cercando il “vuoto mentale”, cercando di liberare la mente dalle nostre paure e angosce esistenziali, o risvegliare il Buddha che c’è in noi, bisogna fare un lavoro preventivo di base per sapere non solo cosa fare, ma come fare e dove. Il “come” implica conoscere, almeno sommariamente, come funziona la nostra mente, il rapporto tra mente ed emozioni ed emozioni e corpo. Il “dove” quali sono le strutture attraverso cui si svolgono i nostri processi mentali.

Per farlo, per intraprendere questo viaggio all’interno di noi stessi, partiamo da una semplice, ma fondamentale, osservazione: alcune persone hanno sviluppato solo determinate caratteristiche mentali piuttosto che altre, chi una logica ferrea ma carente di intuito e fantasia, chi una mente fantasiosa e intuitiva con scarso senso logico.

Questi due caratteri, il freddo calcolatore dalla logica inflessibile e il poeta o l’artista con la testa fra le nuvole, coabitano in noi, e rappresentano metaforicamente i nostri due emisferi cerebrali e le due modalità con le quali la nostra mente interagisce con il mondo.

Queste due persone (il calcolatore e il poeta), avendo punti di vista diversi, non solo interpretano la realtà in maniera diversa, ma parlano anche due linguaggi diversi: una parla un linguaggio logico e razionale (emisfero sinistro) al quale tutti noi siamo stati istruiti, l’altra un linguaggio simbolico e metaforico (emisfero destro) del quale non ci è stata fornita  quasi nessuna istruzione per decodificarne il significato. 

Così, quando dal profondo del nostro essere, si manifestano alla nostra coscienza immagini, suoni, sensazioni il “freddo calcolatore” non è in grado di decodificarne il significato.

Per una reale crescita interiore, imparare questo linguaggio interiore, diventa indispensabile per evitare che il poeta e il calcolatore, non capendosi, entrino in conflitto vanificando sforzi e buone intenzioni.

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